NOTA: Sono vietate proposizioni, pubblicazioni, riproduzioni anche parziali e di singole parti di quanto andremo a pubblicare. Eventuali eccezioni potranno essere solo parziali e previa nostra autorizzazione scritta. Si avverte che non saranno tollerate inadempienze. Eventuali deprecabili inosservanze saranno immediatamente perseguite legalmente con il massimo rigore senza preventivi avvertimenti.
Avviso per il lettore
Desideriamo informare i lettori del libro “Il Poeta della Scienza” che nella presente ‘versione on line‘ – episodicamente variata, aggiornata e corredata da nuove immagini – ci è parso opportuno aggiungere un Capitolo XIIIbis. Questo per due ragioni:
- evitare di appesantire con minuziose citazioni giudiziarie il testo del precedente capitolo, o del successivo;
- dedicare a questa fase così intricata dell’itinerario della scellerata “sperimentazione” una trattazione separata.
L’esigenza sorge dal fatto che al tempo della pubblicazione (2012) non eravamo ancora in possesso di tutta la copiosa documentazione giudiziaria pervenutaci successivamente. E’ grazie a questa che abbiamo avuto – più che la prova del nove, già esistente – ulteriore conferma di quelle che, con termine edulcorato, possiamo definire numerose anomalie.
Capitolo XIII bis – I bari
Nonostante il turbinio di avvenimenti le abitudini di Luigi continuano costanti: prima fra tutte la mattinata dedicata alle visite dei pazienti. A questi riserva come sempre ogni attenzione e riguardo, anteponendo l’aiuto a chi soffre a qualsiasi esigenza personale. Un episodio, verificatosi nel mese di gennaio, ne dà eloquente dimostrazione. Afflitto da tempo da un’unghia incarnita all’alluce che gli ha provocato anche accessi febbrili, accetta l’offerta di intervenire fattagli da un medico padovano, abile chirurgo, che da qualche tempo frequenta lo studio. Però – gli dice – prima visita tutti i pazienti, poi si penserà all’unghia.
L’appuntamento successivo con ministro e membri della commissione oncologica viene fissato per il 22 gennaio a Bologna. Raccomandiamo al lettore che fin qui ci ha seguiti con interesse e pazienza di leggere con la massima attenzione le prossime pagine: perché è proprio qui che troverà spiegazione obiettiva e dimostrata (non ricostruzione di parte o meramente deduttiva), il “mistero” principe della sperimentazione, o, per usare un abusato stilema giornalistico, la madre di tutti gli imbrogli.
Aggiungiamo che il lettore – qualsiasi cosa pensi o pensasse sul Metodo Di Bella e sul mondo istituzionale e mediatico coinvolto nella vicenda – se, giustamente, esige prove per confermare o rigettare ipotesi, sarà messo nelle condizioni di constatare a quale grado di falsificazione della realtà si sia giunti. Rimarrà senza parole e confuso, ma avrà modo di liberarsi da stereotipi ossessivamente insistiti sull’argomento, giungendo a condividere la nostra propensione a supporre che oggi qualsiasi notizia a larga diffusione è falsa salvo prova contraria.
Entrare nei veri retroscena dell’accaduto non significa “solo” esser condotti passo passo a decrittare un monolite istoriato di inganni, viltà, corrotto servilismo, ma rappresenta un’occasione unica di toccare con mano il degrado morale e l’incredibile ipocrisia dei nocchieri del mondo contemporaneo.
Il “caso Di Bella”, in altre parole, é stato una telecamera segreta che ha consentito di filmare il rivoltante panorama di subalternità e corrotti feudalismi non solo del mondo medico e farmaceutico, ma di tutta la struttura societaria sorta sulle rovine del secondo conflitto mondiale. Solo così trovano spiegazione il nervosismo e la contrarietà “di chi conta” quando si pronuncia questo più che onorato nome.
Se si comprende questo, si è compreso molto del susseguirsi di eventi di ogni genere e di ogni paese negli ultimi 70 anni. Solo tenendo conto di questo si spiegano sia l’imbarazzata e spaventata ferocia della repressione, che il deformante terrorismo mediatico che ha accompagnato e seguito la vicenda: questa, possiamo anzi dire con dati di fatto, ha anticipato e accelerato il già programmato protocollo di stritolamento e costipazione delle residue libertà dell’informazione.
Della alterata versione “in carta da bollo” della terapia e del suo ideatore si é fatto un “cartello” dogmatico che a nessuno é consentito esplorare e men che meno chiedere di revisionare. Chi ha accennato a farlo, o è stato costretto a rinnegare la verità tre volte prima del canto del gallo, o ha dovuto cancellare ogni traccia della propria compromissione, oppure é sparito irrevocabilmente da scene e palcoscenici. E, mancando elementi di giustificazione obiettivi e documentabili del dogma negativo, se ne é accreditata l’inclusione in una sorta di “negazionismo” scientifico del quale infangare chiunque desideri correttamente esaminare e ripercorrere la cronistoria di questo delitto: che tale deve essere chiamato. Crimine non solo e non tanto nei confronti di un protagonista che sarà annoverato tra i Grandi della storia, quanto dell’umanità intera e del progresso della scienza medica.
I burattinai di questo indecente teatrino, a corto di sostenibili argomenti di critica, hanno commissionato il lavoro sporco a spandiletame di professione. Si vitupera chi non si può contraddire.
Sarà, la nostra, un’affermazione dura, ma chi grida al complottismo o conclude con un “mah, sarà vero?” senza nemmeno disturbarsi a leggere o scorrendo invece di leggere, merita sia di venire preso per i fondelli che d’esser curato come oggi si cura. Purtroppo, e non ci stancheremo mai di dirlo – l’attualità d’altronde lo sta clamorosamente confermando – la libertà si perde più per colpa di mandrie di disciplinati imbecilli che di manipoli di facinorosi.
Quanto ai colpevoli, in questa sede non ci interessa fare nomi ed emettere sentenze di condanna: non siamo giudici, ma parte lesa, al pari di tutti gli uomini della terra.
Scoprire e perseguire sarebbe spettato ad una magistratura che oggi non prova nemmeno un filo di vergogna per avere tradito in alcune occasioni, specie ai livelli più alti, l’unico vero principio giuridico ed etico che può legittimarla a giudicare e privare i cittadini della libertà: essere sempre, rigorosamente, ad ogni costo, super partes e attenersi sempre, rigorosamente, ad ogni costo, a fatti provati e non a teoremi.
Giustizia la farà la storia, sicuramente, ma dovremo attendere che nessuno di coloro che progettarono, condivisero ed eseguirono un atto di inaudita bassezza e crudeltà, sia ancora in vita o possa ancora parlare. Ma in fondo, caro lettore, non è sempre stato così?
Non viene forse da pensare al caso di Edmond Dantès, il protagonista del Conte di Montecristo di A. Dumas? L’impressionante analogia è costituita dal cinismo della ”buona società” che Dantès svergognerà, ma anche dagli alti e prestigiosi ruoli sociali e istituzionali che i suoi persecutori hanno raggiunto; la differenza dal fatto che Edmond …Di Bella sostituirà il compatimento alla vendetta (quante volte ha commentato antiche e meno antiche bassezze scuotendo amaramente la testa e mormorando “mi fanno pena!”); o, se preferiamo, che si sentirà ripagato dal bene fatto e dal riconoscimento della sua opera, inevitabile in un non lontano futuro.
In altre parole: sarà la storia a risarcirlo. Al “bella soddisfazione!” che qualcuno mormorerà indignato, rispondiamo che non si tratta di “avere soddisfazione” – riferendoci al pur censurabile costume degli uomini di un tempo, che si sfidavano a duello per un’onta, anziché piagnucolare tremebondi sotto il letto per un’influenza – ma di considerare la esistenza vita parte inestricabile di quella dell’umanità intera, cellula dell’unico corpo costituito dalla pluralità degli uomini. Chi vive solo la propria e per la propria vita, vive davvero poco.
Se poi qualcuno invocasse meno voli pindarici e più concretezza, facciamo presente che per mancanze di chi professionalmente avrebbe avuto il compito di capire e provvedere per tempo, i termini di prescrizione di molti reati ipotizzabili sono scaduti da anni (truffa, falso ideologico, falso in atto pubblico, diffusione di notizie false e tendenziose, minacce, violenza privata ecc.), ed il percorso per l’imputazione principale, più grave e non prescrivibile – omicidio plurimo – comporta difficoltà sotto il profilo probatorio.
Ma veniamo ora ai fatti. Poiché non tutti ne sono a conoscenza, abbiamo ritenuto utile informare il lettore, seppure per sommi capi, di cosa comporti l’organizzazione di uno studio clinico.
Va da sé che prima di procedere ad uno studio clinico diretto a testare una cura, occorre concordare e fissare una lunga e minuziosa serie di dati e di procedure. Per lo studio clinico sul Metodo Di Bella – impropriamente definito “sperimentazione” – a questi occorreva aggiungere la descrizione delle complesse e inedite procedure di preparazione dei due galenici fondamentali del Metodo: la Soluzione di retinoidi e la Melatonina coniugata.
In uno studio attendibile tutto deve venire dettagliatamente previsto, perché nessuna variabile o nessuna trascuratezza possano incidere sul risultato finale.
Cosa occorre precisare?
- Il tipo di studio (Fase-con o senza gruppo di controllo ecc.)1;
- La patologia da trattare;
- Il numero dei pazienti da arruolare;
- Sesso/età degli arruolandi;
- Caratteristiche dei pazienti: malattia iniziale o avanzata – prognosi (previsione di sopravvivenza) – mai trattati o precedentemente trattati;
- Parametri di valutazione (sopravvivenza prevista/sopravvivenza ottenuta, blocco, diminuzione di crescita, riduzione numerica/quantitativa delle lesioni tumorali, progressione, variazioni dell’assetto clinico generale ecc);
- Farmaci da impiegare+loro posologia+modalità di somministrazione+eventuali trattamenti coadiuvanti;
- Cause di esclusione o invalidazione;
- Durata trattamento;
- Follow-up previsti e relativo scadenzario.
In più, come detto sopra, è necessario concordare quali sostanze-base occorre impiegare e quali procedure seguire per i galenici, che finora si é preferito criticare anziché studiare.
In ossequio al proverbio “chi ben comincia è a metà dell’opera”, autonomamente e senza confrontarsi con l’ideatore della terapia si è già deciso che lo studio della “sperimentazione” sarà di fase II, non randomizzato e senza gruppo di controllo. Per giustificare questa anomala impostazione (come vedremo più avanti, sarà severamente criticata dai vertici dell’editoria scientifica), ci si nasconde dietro una penosa bugia, e cioè che gli studi di fase IIa escluderebbero randomizzazione e gruppo di controllo.
Se ci fosse stata onestà d’intenti, genuino desiderio di conoscere e correttezza d’agire, anche il criticabile progetto di uno studio ai più bassi livelli probatori come questo, per giunta alterato dalla decisione di arruolare casi estremi o disperati, avrebbe potuto dare utili indicazioni, pur ritardando la libera fruizione della terapia: a condizione di valorizzare (come scientificamente doveroso) il blocco o rallentamento del trend di crescita e diffusione, e l’eventuale aumento del tempo di sopravvivenza rispetto a quello stimato.
Qualche componente della commissione non condivide tale impostazione (anche questo é provato), ma i fatti dimostrano che si obbediva ad una voce fuori campo che tutti temevano e della quale tutti conoscevano o immaginavano la multipla identità: ma che era tabù evocare.
Il Prof. Umberto Veronesi, che pochi giorni prima a Roma aveva fatto numerose domande allo scienziato sull’impiego dei retinoidi, propone infatti di configurare la sperimentazione come studio controllato. Proposta bocciata!
Ripiega allora su uno studio randomizzato2 limitatamente a carcinomi mammari: una metà delle arruolate da trattare con Metodo Di Bella+Tamoxifene e metà con Tamoxifene soltanto. Non ci é dato sapere quali critiche giungono e da parte di chi. Fatto sta che vengono apportate (o imposte?) modifiche al progetto originario respinto, se è vero come è vero che il relativo protocollo reca la specifica “Terza versione”.
Si ha forse paura che il Metodo Di Bella dia risultati positivi e superiori alle loro cure?
Questa terza versione (immagine in alto, n.d.r.) dimostra che tutto é stato “fatto in casa”, palesemente senza nemmeno prendersi il disturbo di consultare il Prof. Di Bella, col bel risultato di vedere ridotto il Metodo Di Bella a: Retinoidi+Bromocriptina+Somatostatina. Mancano “semplicemente” (e almeno, n.d.r.); Melatonina, vitamina D3, vitamina C, ciclofosfamide e calcio (volendo limitarsi ai componenti principali).
Si notano anche alcune limitazioni rispetto alla formulazione originaria: l’arruolamento é limitato a pazienti di età superiore ai 70 anni, e il trattamento avrebbe l’unico scopo di accertare se, nell’attesa di un intervento chirurgico, “…si riscontrino modificazioni nella espressione di parametri biologici con accertate potenziali implicazioni prognostiche” (sic).
Rimangono però alcune note eloquenti, per non dire clamorose, nelle premesse3.
“ […] Somatostatina è in grado di inibire la secrezione dell’ormone della crescita e di inibire la secrezione di Insulin-like Growth Factor-1 e Epidermal Growth Factor. E’ noto che tali fattori di crescita sono strettamente coinvolti nella crescita di cellule tumorali mammarie”
Ancora, poco più avanti, leggiamo:
“Livelli elevati di prolattina si sono dimostrati correlati con una peggior prognosi e un aumentato potenziale metastatico nel carcinoma mammario. Oltre a somatostatina, che ha una elevata attività inibitoria della prolattina, anche l’impiego di bromocriptina ha dimostrato un effetto inibitorio sulla secrezione di prolattina. Uno studio sulla combinazione dei due farmaci nel carcinoma mammario metastatico ha dimostrato un effetto sinergico dei due composti sulla secrezione di prolattina […] ”
E l’incipit del paragrafo 1.1 “Razionale”, riporta:
“In conclusione, due componenti del Metodo Di Bella hanno una potenziale attività in alcune neoplasie, tra cui il ca mammario (bromocriptina, somatostatina). Per altri tumori sono in corso alcune sperimentazioni volte a determinare l’attività di altri due componenti, quali melatonina e acido retinoico. Nessuna di queste sostanze è stata però somministrata in contemporanea, per cui la sperimentazione della loro associazione può rivestire un certo interesse”
Ma come? Questi dati (e molti altri) sono “sfuggiti” a Commissione Oncologica, Istituto Superiore della Sanità, Aifa, che hanno ribadito l’essere le formulazioni terapeutiche del Prof. Luigi Di Bella “prive di riscontri scientifici”? Sta a vedere che non si trattava di “insalate di parole”.
Ma andiamo avanti.
Questo capitolo “speciale” intende cogliere il punto più importante di tutta la vicenda, quello che spiega ogni cosa e dal quale dipende tutto ciò che seguirà: l’inizio.
Luigi Di Bella si reca all’appuntamento. Gli è stato insistentemente raccomandato di andarci solo.
Troppe persone si sono messe in mezzo, gli è stato detto: e, fin qui, anche lui sarebbe d’accordo.
Ma è proprio questa la vera ratio della raccomandazione? O ci sono altre ragioni meno confessabili (non si vogliono testimoni)?
Il ministro (come documentato) ha insistito sul concetto che non deve essere diffidente e non deve farsi condizionare da atteggiamenti prevenuti e ostili. Se istituzioni sanitarie si sono espresse sprezzantemente (salvo confondere, come si è visto, principi attivi con specialità farmaceutiche!), e inamovibili patron della farmacologia hanno usato villane espressioni passibili di querela, non importa: garantisce lei. Così ha detto.
Il “garantisco io” sarà così la chiave per aprire le porte della cittadella dello scienziato, altrimenti invalicabili, o quantomeno per aprirle il tempo necessario a raggiungere lo scopo prefissato.
E sarà al tempo stesso l’unico, ma proprio l’unico motivo per il quale Luigi Di Bella, invece di mandare a quel paese chi non sa, non vuol sapere, non vuole che si sappia, si sforza di credere di avere a che fare con una equanime mediatrice e non con l’amazzone auriga di un novello cavallo di Troia.
Evidentemente l’uomo deve essere stato studiato a fondo con il contributo di chi ha orecchi e microfoni lunghi. Vogliamo dire che le indagini di anni prima sono state intensificate e seguite da altre più scientifiche: come quelle che scoprono pure la miscela di caffè preferita.
Il risultato si è confermato “desolante” per chi sa che é solo questione di tempo e di pazienza scovare debolezze o vizietti, peccati o peccatoni, o – mal che vada – efelidi da far passare per bubboni. Altrimenti non sarebbe possibile costringere a vendersi anche chi non si venderebbe.
Ma quel piccolo gigante no! Sembra lo faccia apposta: non solo non c’è traccia di possibili appigli, ma l’aureola della sapienza e della grandezza risplende di umanità.
E il tragico è che anche i segugi sguinzagliati dietro i figli tornano indietro con la coda bassa.
Un sovversivo simile deve essere prima disinnescato, poi infangato. A qualsiasi costo. Ne va del disonore di tutta la classe di potere.
C’è un evento di grande importanza che accelera frequenza cardiaca e tremori alla compagine che conduce la nave Italia: l’imminente Unificazione Europea. Un asset politico-governativo che tenga all’investitura feudale ed a campare più di un’efemera, deve presentarsi alla Corte col problema Di Bella risolto. “Qui si parrà la tua nobilitate” (si fa per dire).
La consapevolezza di avere giudici che non scherzano e non si limitano ad un buffetto a sanzionare errori, crea un subbuglio indescrivibile e aumenta, ora dopo ora, il rancore e la rabbia contro un uomo di un’altra razza, un altro tempo, un altro mondo.
Non si tratta di spirito polemico, ma del chiaro quadro che emerge da tutta una serie di affannose e contraddittorie azioni, che tradiscono platealmente una precipitazione, una furia, un’urgenza degne di miglior causa.
Luigi Di Bella è uomo con una parola sola e non concepisce si possa mentire e ingannare. Men che meno che possa farlo un ministro, specie quando sono in ballo salute e vita dei cittadini e di centinaia di milioni di malati.
Non che sia tranquillo, anzi; troppe ne ha viste e passate, ma ormai da decenni assiste alla demolizione sistematica e programmata dei principi morali e di comportamento recepiti da intere generazioni, e che lui continua a considerare sacri. Non è forse la menzogna a sottolineare la mediocrità e la più palese sconfitta dell’individuo?
Ma una cosa é continuare con intransigenza a camminare dritto, un’altra cogliere il disfacimento di un mondo intero e prenderne atto; per cui conviene di non avere altra scelta che dare (provvisoriamente) fiducia alla “signorina”.
Questa, spiegherà ai figli prima di partire, gli ha detto esplicitamente che non sono graditi altri interlocutori nel corso degli incontri.
In realtà c’è un’altra inconfessata ragione per non volerli coinvolgere oltre un certo grado: teme possa venir fatto ai suoi figli quello che è stato fatto a lui. Non ha dimenticato il sinistro avvertimento, recapitatogli tramite uno sconosciuto, del quale si era fatto cenno in un precedente capitolo. Si reca così all’appuntamento accompagnato unicamente dall’amico Gianni Cuoghi.
L’incontro, presente il ministro Bindi, inizia – facciamo attenzione! – alle dieci e trenta del mattino nella sede dell’assessorato regionale della Sanità della Regione Emilia Romagna e si conclude alle 16.
Ma fin quasi le 14 si chiacchiera, dato che due segretari verbalizzanti, il Prof. Conte ed il Prof. Cognetti, insieme all’epidemiologa Eva Buiatti, arrivano solo alle 13.30, giusto in tempo per la pausa pranzo!
Di cinque ore e mezzo d’orologio solo due sono realmente “operative”!
Quello che appare di tutta evidenza é che si tratta di un tempo troppo ridotto per convenire tutto quello che ufficialmente sarebbe stato concordato.
Forse erano stati presi accordi precedentemente? Nossignore. Nel capitolo precedente abbiamo constatato che ebbe luogo una riunione della commissione oncologica il 15 gennaio, ma che il Prof. Di Bella non poté essere presente, come conferma una lettera firmata del ministro (riportata per comodità del lettore in basso n.d.r.).
E’ quindi con sorpresa che in un atto giudiziario successivo constatiamo quello che è eufemistico definire errore plateale:
DOCUMENTO: Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, nr. 5321-415-98/ – Esiti dell’indagine. “Caso Di Bella”
“Il 15 gennaio 1998 fu quindi nominato il Comitato ristretto e in quell’occasione, presenziante il Prof. Luigi Di Bella, furono identificate le patologie e i responsabili della futura sperimentazione”
Falso! Macché “presenziante il Prof. Di Bella”!
Come faceva a presenziare se (cfr. immagine in alto e cap. XIII°) abbiamo pubblicato:
- La lettera nella quale lo scienziato avvertiva che non avrebbe potuto essere presente il 15 gennaio;
- Quella con la quale il ministro della sanità ne prendeva atto?
Ma soprattutto: perché riportare coscientemente cosa non vera in un atto giudiziario, quando sarebbe stato sufficiente un minimo di attenzione? Attenzione…?
E’ eccessivo e malevolo pensare che si volesse così disinnescare l’obiezione che in cinque ore e mezzo-anzi-due …non si potevano assolutamente concordare e specificare una tale quantità di dati, e quindi che era impossibile fosse stato concordato quanto si fece poi passare come frutto di un’intesa?
Intanto abbiamo la prova documentata che – lapalissiano… – siccome chi prendeva appunti può avere iniziato a farlo solo alle 14, e che le due ore scarse restanti furono in maggior parte dedicate a illustrare le modalità di preparazione dei galenici e rispondere a domande in merito, era matematicamente impossibile concordare i 10 punti prima elencati con tutte le loro particolarità.
Saremmo curiosi anche di sapere da quale fonte proviene la singolare affermazione riportata a pagina 8 del documento sopra citato “…stante la lunghissima durata della seduta”, ipotizzando la durata in 8-9 ore! Troppe smemoratezze, troppe confusioni, troppe cose non vere.
Ma vale la pena riportare prima il frontespizio:
e quindi citare un passo a pagina 13 dell’atto di cui sopra:
“Stante la lunghissima durata della seduta (sic!), gli appunti presi dai professori Cognetti e Taroni furono successivamente rIversati in una sintesi ufficiale che i due autori confezionarono e sottoscrissero entrambi, in data 23 Gennaio 98; e per motivi del tutto accidentali: a Siena.
L’elaborato della standardizzazione, con l’intestazione Bologna (luogo della riunione e della redazione degli appunti), ma steso in Sìena, fu subito inviato al prof. Veronesi, incaricato dal Ministro di organizzare la fase di avvio dei lavori”
Ma siamo ancora all’antipasto.
Torniamo ai “Protocolli”. Fonti ufficiali e citazioni in atti giudiziari riferiranno che il documento dei “Protocolli” sarebbe stato composto da due parti e che figurerebbe firmato in tutti i suoi cinque fogli anche dal Prof. Luigi Di Bella.
Usiamo il condizionale dato che i vertici sanitari del nostro Paese – …puff …sparito, scomparso a causa di nota “prestidigirimizzazione” – non lo trovano più!
Ma proseguiamo. Per amore di completezza: la parte A verte sui farmaci da utilizzare, la parte B sulla definizione dei protocolli. Si parla anche di un esame retrospettivo delle “cartelle” (?) disponibili nel laboratorio di via Marianini. Ne parleremo più avanti, perché qui si raggiungerà davvero la canagliaggine: e dimostreremo più avanti come un termine così (relativamente, n.d.r.) pesante sia non solo meritato ma anche legittimo.
Una cosa é subito fuori discussione: 5 fogli zeppi di indicazioni e specifiche, che il Prof. Luigi Di Bella, a differenza delle istruzioni di preparazione dei galenici, non ricevette mai! Quale spiegazione esiste per questa …dimenticanza? Qualcuno è forse in grado di provare che il documento fu recapitato al Prof. Di Bella? E parliamo di un documento fondamentale, senza il quale – secondo un universale principio giuridico – un atto non diventa semplicemente annullabile, ma nullo dall’origine: in questo caso comportando la radicale delegittimazione dell’intera sperimentazione.
Forse che considereremmo legge un testo privo di approvazione parlamentare? Un contratto che non si trova?
Ma c’é un’altra stranissima stranezza.
Come mai il documento principe, quello dei “Protocolli”, reca la data 23 gennaio e il luogo di sottoscrizione – Siena – mentre é provato che il Prof. Luigi Di Bella il 23 gennaio 1998 si trovava nel suo studio di via Marianini a Modena?
Abbiamo letto prima di una singolare prescia di concludere, dato che il documento sarebbe stato messo insieme con gli appunti presi da personaggi sicuramente non super partes.
C’é poi un’altra circostanza assai strana descritta da questo documento giudiziario:
VERBALE DELLE SOMMARIE INFORMAZIONI TESTIMONIALI (ART. 351 C.P.P.) Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Data: 21.12.1999.
Verbalizzazione a cura dell’Uff. di Polizia Giudiziaria Romanazzi Raimondo delle dichiarazioni rese dal Prof. Lorenzo Tomatis, direttore scientifico dell’ I.R.C.C.S. Istituto per l’Infanzia di Trieste, istituto di Ricerca e Cura a carattere scientifico, membro del Consiglio Superiore della Sanità e della Commissione Oncologica Nazionale.
“Ho partecipato alla riunione di Bologna del 22/1/1998, al riguardo esistono due verbali, uno ufficiale che è quello di Cognetti e Conte e l’altro parallelo di Taroni della Regione Emilia Romagna che era stato inizialmente incaricato di tenere le minute e poi esautorato, non so dire per qual motivo, non ho mai capito cosa fosse successo. Taroni era certamente al di sopra delle parti, io stesso chiesi una copia degli appunti di Taroni in quanto volevo verificare se vi erano differenze sostanziali nei verbali, confronto che però non ho mai fatto”
Per amor di precisione: Tomatis sbaglia a definire “verbali” i brogliacci, cioè qualche foglio di appunti presi da Cognetti e Conte. Ma finalmente si chiarisce che sarebbero stati 3 gli annotatori: Cognetti, Conte e Taroni.
Non sappiamo nulla di più, ma il lettore converrà che ci sono molte, troppe cose strane anche in questo particolare, e l’impressione è che il Prof. Tomatis, che abbiamo conosciuto personalmente, volesse dire qualcosa di più.
Potremmo riportare passi di altri atti giudiziari che confermano il surreale svolgimento dell’incontro del 22 gennaio 1998. Ci limitiamo, per tutti, a citarne un altro, anche per evitare di accentuare ulteriormente il disgusto di ripercorrere alcuni comportamenti di indescrivibile bassezza e viltà.
Tribunale di Pisa – sezione penale – Sent. N. 509/01 del 28 giugno 2001 (in un successivo capitolo ci occuperemo di questo ennesimo obbrobrio).
In questo atto il Prof. Conte, uno dei segretari verbalizzanti, afferma:
“ […] per ragioni di tempo non si procedette alla immediata stesura ‘in bella’ della minuta degli accordi raggiunti nella riunione, attività che fu invece compiuta il giorno seguente, 23 gennaio, sulla base dei ‘brogliacci’, da entrambi i segretari verbalizzanti (lo stesso Prof. Conte ed il Prof. Cognetti), a Siena, ove gli stessi si trovavano per l’espletamento di un concorso pubblico ospedaliero …la minuta redatta e firmata dai segretari – che riporta fedelmente il contenuto dell’incontro di Bologna del 22 gennaio (come comprovano anche gli originali dei brogliacci di cui il Prof. F. Cognetti è in possesso) – fu trasmessa per fax al Prof. Veronesi”
E poco oltre:
“Si rammenta, al riguardo, che il Gruppo di coordinamento centrale della sperimentazione sul Multitrattamento Di Bella presso l’Istituto Superiore di Sanità …ha puntualizzato che ‘il Prof. Di Bella ha sottoscritto in ogni pagina il verbale della riunione’ […] “
Ah, se lo ha puntualizzato il “Gruppo di coordinamento centrale della sperimentazione”! Come mai ci si riferisce ad un “Gruppo” e non a singole persone fisiche? Di cosa si aveva timore?
Lo stesso Prof. Conte – come si legge più avanti – aggiunge “ […] di aver successivamente appreso che la minuta era stata sottoscritta dal Di Bella in occasione di una riunione al Ministero della Sanità”.
Quindi il fax inviato a Veronesi poteva riportare solo un testo non firmato dal Prof. Di Bella. E allora, che senso e valore poteva avere? Cosa mai comprova che “riporta fedelmente il contenuto dell’incontro”?
E poi, come mai la vaghezza di quel “in occasione di una riunione al Ministero della Sanità”? Quale riunione? E su quale argomento verteva? Perché non citare la data della riunione?
Il magistrato firmatario della sentenza citata nell’ultima nota – non si comprende bene in base a quali elementi e lasciandoci sbigottiti per il tono polemico, ostile ed irrispettoso, inconciliabile con un ruolo super partes – afferma a pagina 5 dell’atto che:
“L’imputato tacque che la minuta era stata da lui sottoscritta a Roma, nel periodo intercorso fra il 23 gennaio (data della compilazione a Siena) e la data del 17/2/98, nella quale fu pubblicato il decreto con cui il governo dava attuazione alla sperimentazione del trattamento Di Bella”
C’è da pizzicarsi le braccia nel timore si tratti di un sogno! Se vi chiedono quando avete firmato un contratto, cosa dite: nel periodo che va dal 23 gennaio al 17 febbraio? Soffrite di smemoratezza senile?
Incredibile poi la zelante ingenuità di voler precisare quel “tra il 23 gennaio e il 17.02.98” senza un pezzetto di carta a riprova e con una vaghezza che farebbe sorridere più che indignare, se non si trattasse di cosa tanto grave. Una dichiarazione che autorizza a sospettare che l’inserto delle date sia stato suggerito e raccomandato, dato che una firma successiva al 17/2, data del decreto emanato (e poi dichiarato incostituzionale!) avrebbe tolto qualsiasi valore giuridico alla sperimentazione.
Crediamo ce ne sia abbastanza.
E ancora: perché il documento relativo alla preparazione dei due galenici porta invece una data differente, 31 gennaio, ed un luogo differente, Roma, (data e luogo nei quali il Prof. Di Bella era realmente presente)?
Cosa davvero bizzarra: delle due sezioni del ”manuale d’uso” della sperimentazione, una risulterebbe firmata il 23 a Siena da un firmante che non c’era e un’altra appare firmata a Roma otto giorni dopo!
Come detto prima il documento dei Protocolli non è mai stato recapitato al Prof. Luigi Di Bella – a differenza di quello che riguarda le istruzione per la preparazione dei due galenici (Soluzione di retinoidi e Melatonina coniugata). Come mai? Cosa andate a pensare: fu solo distrazione.
Peccato però che le reiterate richieste al Ministero della Sanità (oggi Ministero della Salute) effettuate dagli eredi Di Bella nei 20 anni successivi siano rimaste senza risposta!
E’ un po’ come se un mattino vi trovaste in casa un tizio che dice di avere comprato la vostra casa e che vi vuole cacciar fuori, anche se non è in grado di esibire il rogito d’acquisto.
Al lettore esterrefatto siamo costretti a provocare un ulteriore stropicciamento d’occhi.
Necessaria una premessa. Sedici anni dopo l’avvenimento richiamato, e cioé a fine 2014, il VFF Institute Mare Nostrum e.V. informò (fine 2014) i fratelli Giuseppe e Adolfo Di Bella del progetto di realizzare un documentario sulla figura e l’opera del Prof. Luigi Di Bella, preavvertendo che il filmato si sarebbe attenuto rigorosamente ed esclusivamente a materiale documentale, ma avrebbe avuto l’esclusiva regia dello stesso Istituto. Nonostante non fosse prevista in alcun modo la possibilità di incidere sulla conduzione del filmato, la proposta venne egualmente accettata dalla famiglia Di Bella, alla luce delle garanzie di obiettività ricevute e della serietà del proponente.
Naturalmente la “sperimentazione” del 1998 costituiva una pietra miliare nel percorso del curriculum vitae dello scienziato. In tale contesto l’Istituto VFF contattò autonomamente il Ministero della Salute a partire dalla primavera 20175 (leggere nota e cfr. con l’articolo METODO DI BELLA – 20 ANNI DOPO (1997-2017), n.d.r.) per ricevere copia dei “Protocolli”. Senza esito, come s’è visto.
Crediamo si sia davvero toccato il fondo. Sotto ogni punto di vista.
Vogliamo riassumere e concludere quanto emerge da fatti giuridicamente provati e non da opinioni? Eccoci:
- Un primo dato certo e incontestabile è che nella riunione del 22 gennaio 1998 non fu redatta la minuta delle intese “per ragioni di tempo”! Non si comprende la ragione di tanta furia e tanto meno perché, ad esempio, non si sia provveduto a recapitare il documento, il giorno dopo, al Prof. Luigi Di Bella tramite la Prefettura di Modena, i cui incaricati avrebbero potuto raccoglierne la firma e dargli agio di controllare il testo.
- Il testo fu compilato il giorno seguente a Siena, assente il Prof. Di Bella. E’ quindi chiaro che lo scienziato non poteva firmare un documento che non c’era e che, quando questo ebbe stesura, c’era il documento ma non il Prof. Di Bella. L’unica firma fu quella dei verbalizzanti (“la minuta redatta e firmata dai segretari”), che valeva quanto il due di picche.
- La corrispondenza tra i “brogliacci” riposa su un atto di fede nelle affermazioni dei segretari (“…riporta fedelmente il contenuto dell’incontro di Bologna del 22 gennaio, come comprovano anche gli originali dei brogliacci di cui il Prof. F. Cognetti è in possesso”). Ma cosa possono mai dimostrare i brogliacci? Chi o cosa comprova l’accettazione del padre del Metodo Di Bella? Va da sé anche che il Prof. Conte, giunto tre ore dopo l’inizio della seduta, avrebbe dovuto attingere al “brogliaccio” di altri colleghi per quanto stabilito prima del suo arrivo (peccato che nessuno avesse annotato alcun brogliaccio, memoriale o block notes!). Ma non é stato così, visto che fino alle 13,30 si chiacchierò.
- Non esiste alcuna prova documentale del luogo e della data nella quale il Prof. Luigi Di Bella avrebbe firmato, mancando il verbale della riunione fissata per la firma a sanatoria: di questo, infatti, e soltanto di questo avrebbe potuto trattarsi.
Dalle dichiarazioni del Prof. Luigi Di Bella e dall’invito rivoltogli a recarsi a Roma risulta unicamente che doveva recarsi a firmare le norme di preparazione dei galenici!
Il Prof. Conte infatti, interpellato in occasione del procedimento richiamato, dichiara (ripetiamo) di “ […] aver successivamente appreso che la minuta era stata sottoscritta dal Di Bella in occasione di una riunione al Ministero della Sanità”. Affermazione che concorda con una intervista precedente “ […] tale verbale è stato successivamente esaminato, approvato e firmato dal professor Di Bella”, mentre il magistrato conclude che “ […] la minuta era stata da lui sottoscritta a Roma, nel periodo intercorso fra il 23 gennaio ed il 17 febbraio”. Ma – e si è in grado di dimostrarlo – il Prof. Di Bella si recò a Roma una sola volta, nel periodo intercorso tra il 22/1 ed il 17/2, e questo avvenne il 31 gennaio, quando andò per convenire tutt’altro, e cioè, come notato sopra, le modalità di preparazione dei galenici.
Come minimo formalmente, la minuta è di conseguenza un falso giuridico.
Aggiungiamo una ulteriore informazione. Successivamente, quando sui giornali erano apparse notizie su brogli e irregolarità e giravano indiscrezioni su avvisi di garanzia che il magistrato Raffaele Guariniello stava per inviare, anche chi ha scritto queste pagine era presente alla visita fatta al Prof. Luigi Di Bella da due ispettori (Ufficiali di Polizia Giudiziaria) inviati dal citato magistrato torinese, tra i quali R. Romanazzi.
Costoro esibirono copia dei “Protocolli”, alla lettura dei quali lo scienziato esclamò “ma io non ho mai firmato questa roba!“
Gli stessi gli fecero notare che la sua firma figurava apposta costantemente nel margine inferiore destro dei fogli: come si fa quando, dovendo procedere alla firma di un documento in più pagine, per brevità queste si sfalsano di poco per agevolare il firmante. E’ ovvio che questo può avvenire quando si ha fiducia nel contenuto di un documento…
Come mai tutto il resto è datato con precisione, mentre manca un verbale, un documento ufficiale che accerti dove, in quale giorno ed a che ora ha avuto luogo la cosa più importante: l’esame, l’avvenuta approvazione e la firma dell’atto? Ed anche volendo esaminare l’episodio unicamente sotto il freddo profilo giuridico, non ricorre forse un caso di nullità dell’intero atto per grave vizio di forma? Non sarà che il documento non si trova per questa ragione? Di timore di azioni giudiziarie non dovrebbe sussisterne più, ma di perdere qualsiasi attendibilità e far scivolare una maschera che ha finora resistito, sì.
L’inverosimile evento non può quindi non suscitare forti perplessità sostanziali, oltre che incontestabili rilievi formali; ed altro ancora.
1. On line é facile reperire le non sempre chiarissime tipologie degli studi clinici. E’ lecito avanzare qualche perplessità sul concreto significato scientifico della selva di categorie e sottocategorie sul tema. Il dato che emerge prepotentemente é che senza il “gradimento” di case farmaceutiche o di istituti e/o istituzioni da loro controllate in misura totale o parziale, nessuno scienziato o team di scienziati é oggi in grado, autonomamente, di condurre uno studio clinico del più elevato grado probatorio (randomizzato con gruppo di controllo). Questo gravissimo e plateale ostacolo ad una ricerca clinica libera e indipendente é conseguenza della progressiva genuflessione degli Stati al sinistro potere corruttivo di Big Pharma e del retrostante terreno politico-finanziario, che negli ultimi 80 anni ha gradualmente costretto la scienza medica a segnare il passo, specie nel campo delle patologie oncologiche, ematologiche e neuromotorie. Di qui il sempre più drammatico divario tra conoscenze raggiunte dalla libera ricerca scientifica e le stantìe linee-guida imposte alla medicina clinica; tra ciò che si sa e ciò che é concesso mettere in pratica.
2. Spesso si usa l’espressione “randomizzato”, forzandone il significato letterale, quale sinonimo di “controllato”.
3. Citazioni – paragrafo 1.0 “Introduzione”, pagg. 3, 4, 5 – del testo dello Studio cui ci si riferisce.
4. Per amore di verità e completezza: le succinte citazioni bibliografiche dell’oncologo milanese, pur apprezzabili se paragonate all’inescusabile e sospetta ignoranza delle istituzioni sanitarie, sono drammaticamente lacunose. Già molti anni prima esisteva una ricchissima letteratura su tutte le sostanze impiegate dallo scienziato, nella cui bliblioteca son tuttora visionabili parecchie Monografie sull’acido retinoico, la vitamina A, la vitamina E, la vitamina D, la vitamina C, la Bromocriptina nella terapia del cancro.
5. https://vimeo.com/308397434 min. 8’15” e segg.