Tuesday, 15 October, 2024

Wikipedia o Wilipendia?


Premessa

Digitando “Metodo Di Bella” appare subito in evidenza un richiamo insolito, per non dire unico, dell’informativa Wikipedia su un argomento: oltre alla pagina dedicata, a destra del sito medico-scientifico metododibella.org compare subito un richiamo, quasi segnale stradale di pericolo tipo ‘caduta massi – ghiaccio sull’asfalto’ e simili.

Mai vista una cosa del genere: una contro-pubblicità, uno “statte accuorte” o, più chiaramente, l’invito affannoso a non leggere il sito metododibella.org (ed il presente collegato dibellainsieme) perché, perché …sarebbero tutte fole, come se i circa 200.000 morti l’anno di cancro in Italia (cifra sotto-prudenziale, in quanto dedotta dal Registro Nazionale dei tumori, che copre poco più del 50% del territorio nazionale) fossero colpa del Metodo Di Bella e non si avessero “grazie” alle cosiddette “cure ufficiali di provata efficacia”.

In attesa di poter censurare direttamente, come già avviene nella Facebook di Zuckerberg e su altri “eletti” autoproclamatisi guardiani della libertà e della verità, non rimane che una biliosa prevenzione fatta di fango, menzogna e calunnia: insomma, la strategia del timbrare “fake” tutto ciò che riporta alla luce verità soffocate e scopre gli altarini: in qualsiasi campo, dalla storia, alla politica, alla medicina, alla cronaca. E’ l’inevitabile conseguenza della volontà di imporre il “pensiero unico” evocato dal grande George Orwell nel suo profetico 1984, che obbliga ad omertare e mistificare là dove non si riesce riesce (ancora) a proibire.

George Orwell: il “Grande Fratello”

 

Quando poi si tratta del Metodo Di Bella tutto è ammesso, dalla mistificazione alla censura, ad onta del Diritto informatico. Non è forse questo un segno chiaro di altolocate complicità e inconfessabili ragioni?

In un’Italia diversa, avremmo già provveduto ad avviare un’azione legale (comunque non esclusa); ma in questa? Il pessimismo è consentito, se è considerato lecito esporre con evidenza notizie palesemente mistificate, e che in più di un’occasione configurano il reato di diffamazione a mezzo stampa.

Utile chiedersi il perché di questa rabbia scomposta. Nessuno perda tempo a modificare quella roba li (preferiamo così definirla ad evitare ulteriori rievocazioni di P. Manzoni). I responsabili si presentano grottescamente quali Apostoli della Verità e ancor più grottescamente si arrogano il diritto, ad esempio, di decidere se una pubblicazione è valida o no (quando magari l’unica loro pubblicazione è quella di nozze …terminata con una “pubblicazione di divorzio”), prescindendo dall’approvazione di referies internazionali; cosa sia scientifico e cosa no, e via dicendo.

Ma d’altronde, che fiducia si può ancora avere in un Paese i cui cittadini sono stati impunemente ingannati, terrorizzati, sequestrati, perseguitati, censurati, multati, imbavagliati, cremati, immolati al ragliante grido “tachipirina e vigile attesa”?

Non abbiamo molti dubbi su autori e sponsor wikipediani, dato che essi per “stile” e moralità si riconoscono senza possibilità di errore, richiamando alla mente per stringente analogia certi “artisti” contemporanei (e.g. Merda d’artista).

L’unica e non trascurabile differenza, sta nel fatto che i barattoli di cacca di Piero Manzoni (attenzione! Piero, non Alessandro!) invece di finire dove di solito finiscono produzioni sui generis, sono esposti in musei di tutto il mondo; il fattore accomunante, che in entrambi i casi fungono da triste e fedele barometro del …progresso morale, civile e culturale del nostro tempo.

La stessa malevolenza isterica e maldestra di queste pagine esimerebbe da critiche e puntualizzazioni – essendo regola di saggezza non rispondere a mentecattismi – se farlo non costituisse:

  • Una doverosa opera di verità a beneficio della collettività;
  • L’occasione per tornare a denunciare e dimostrare su base documentale la truffa criminale della sperimentazione 1998.

E’ quindi una delle limitate possibilità di far toccare con mano a tutti a quale grado di falsificazione (chiazzata da involontaria comicità) si possa giungere pur di scodinzolare, e protendere il …”là dove non batte il sole” verso il lettore del codice a barre sopra stampigliato.

Sappiamo che molti stampigliati, di ogni rango e ramo, sudano ancora freddo quando si torna sull’argomento: ragione di più per farlo, specie da quando la sanità ministeriale, pressata da un prestigioso Istituto Europeo che stava realizzando un documentario indipendente sul Metodo Di Bella e chiedeva conferme documentali (i “protocolli”, comprovanti che la sperimentazione si fosse svolta come concordato col Prof. L. Di Bella), non è riuscita a dare altra risposta che …si era smarrito l’atto firmato dei Protocolli (sì, avete letto bene…), quello, insomma, dal quale dipende la legittimità dell’intera sperimentazione. Vedere, per credere, Metodo Di Bella – 20 anni dopo (1997-2017) – Parte Quarta dal minuto 8’15” e seguenti. D’altronde di cosa ci si meraviglia? Addirittura risultano ‘introvabili sms tra von der Leyen-ad Pfizer su vaccini‘!

Guarda caso quando si tratta di baroni o di aficionados delle case farmaceutiche, non si trova mai nulla, tutto si smarrisce e risulta introvabile!

Ci si consenta infine di raccomandare una lettura attenta di quanto segue, essendo ora che la collettività capisca chi, come e perché la inganna e, nella corale e cinica indifferenza di chi dovrebbe tutelarla, mette in pericolo la salute di vecchie e nuove generazioni; e pure quanti siano, più o meno consapevoli, i complici di truffatori e assassini. Infatti sembra che vip di ogni settore (come i semplici cittadini), soccombano pressoché sistematicamente al cancro, costringendo obbedienti mass media a tacere la causa mortis; o attribuirla a “lunga malattia”; od a “breve malattia”; o a “rare specie di tumori” che rare non sono. Dopo un secolo di oncologia farmacologica e putiferi di …finanziamenti della ricerca.

 

Qui, a dire la verità, siamo in presenza del più basso gradino gerarchico della servitù, dato che a livelli superiori – dove, formalmente, c’è un minimo di reputazione da salvare – nessuno si esporrebbe con argomenti di così palese banalità ed invenzione; e che alla fine nuocciono molto più ai diffamatori che ai diffamandi.

Il lettore che avrà avuto la bontà di scorrere la nostra disamina, non si faccia pervadere da sentimenti di indignazione e disprezzo. Quando si raggiungono tanto melmosi bassifondi, la reazione più giusta è il compatimento, seguìto da un “grazie” al Padreterno per non averci fatti nascere così.

 

II – Entriamo a Bufalopoli

Improntitudini e bufale brillano quali “stelle” della popolosa Costellazione di Giufà, per cui abbiamo pensato di contrassegnare con un numero progressivo le gags più significative e talentuose.

Cominciamo dall’epica introduzione:

* STELLA I

“La sperimentazione condotta nel 1999 dal Ministero della Salute […] ”

I quadrati con riempimento grigio servono a nascondere le pubblicità …altrimenti sarebbero capaci di dire che il sito del DBI lo sta pagando Putin (come accadde ad un noto ex Parlamentare e al carburante per il suo scooter!).

 

  1. Al tempo non c’era il Ministero della Salute, ma quello della Sanità;
  2. Gli autori del “poema” antidibelliano dimostrano di non sapere nemmeno quando fu condotta la cosiddetta sperimentazione, che ebbe inizio nel marzo 1998 e termine il 31 ottobre 1998, e quindi non nel 1999. Un ex noto direttore del Tg4 esploderebbe in un “che figura di m….”.

 

** STELLA II

Andiamo avanti.

Il cosiddetto metodo Di Bella (o multitrattamento Di Bella, in sigla MDB) è una terapia alternativa per il trattamento dei tumori, priva di riscontri scientifici circa i suoi fondamenti e la sua efficacia […]

A parte il rabbioso preziosismo di quel “cosiddetto” e la collocazione tra le terapie alternative (nonostante ricorra esclusivamente a componenti contemplati dalla farmacopea ufficiale…), si definisce priva di riscontri scientifici una metodologia supportata da oltre 50.000 titoli della letteratura scientifica. Tra i quali una ventina di lavori relativi ad un migliaio di casi clinici trattati con successo con Metodo Di Bella, pubblicati su diverse riviste scientifiche internazionali, tutte accreditate e peer review.

Citiamo en passant due “campioni” clamorosi e obiettivi del covone di menzogne, rimandando per approfondimenti alle pubblicazioni cliniche sul Metodo Di Bella riportate su Pubmed; è facile, consultando il citato motore di ricerca scientifico, constatare anche il numero crescente di ricercatori che le consultano, evidente segno di interesse della comunità scientifica internazionale: per un metodo privo di riscontri scientifici non c’è male. Ecco dunque i due campioni:

 

A)

Surreale! Proprio mentre l’intellighenzia oncologica italiana, che da un paio di anni si stracciava ermellino e capelli salmodiando sull’inefficacia di somatostatina e octreotide nei tumori (“salvi rari casi di tumori neuroendocrini…”), il 2 febbraio 1998, a (pseudo)sperimentazione ancora non iniziata, compare una pubblicazione clamorosa:

Mechanisms of Antineoplastic Action of somatostatin Analogs” (scaricabile in basso in formato pdf per gli interessati) per la rivista Experimental Biology and Medicine dell’editore SAGE Journals e che vede come autori Michael N. Pollak e Andrew W. Schally, quest’ultimo premio Nobel per la medicina del 1977, che aveva avvicinato il Prof. Luigi Di Bella a Friburgo nel primo congresso sulla somatostatina del 1977 organizzato dalla Serono.


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A Friburgo la comunicazione del Prof. Di Bella fu l’unica (basta consultare gli Acta originali del Convegno) che riguardasse l’impiego in oncologia, circostanza che sancisce senza dubbi possibili la sua paternità di impiego (anche questa si è cercato maldestramente di sfumare). La consultazione della letteratura confermerà che i primi lavori sull’impiego clinico della sostanza e, successivamente, dei suoi analoghi, appaiono dopo 12/13 anni: 1989/1990.

Le conclusioni alle quali giunsero i due ricercatori? Sono riportate nella pubblicazione e nella sostanza più importante:

[…] negli ultimi dieci anni è stata dimostrata una impressionante attività antitumorale (capito? impressionante!) di somatostatina e analoghi in molte varietà di tumore […]

E’ vero che lo ha detto soltanto un premio Nobel, e non un gluteobarrato con le verità in tasca; Nobel che peraltro ha fatto seguire una valanga di altri ed ancor più perentori lavori sull’argomento (si veda, ad esempio su Pubmed, pubblicazione citata, ad oggi, da 311 lavori scientifici)

”…privo di riscontri scientifici…”! Questo è volersi male.

 

B)

Quanto segue in questa lettera b costituisce un’autentica spennellata, attinta in uno dei prima citati barattoli museali, sugli zelanti padri dell’informativa Wikipedia. E non solo. Meglio centellinarsela come fosse un vino di pregio invecchiato (fate attenzione: il vino – dicono le erinni europeiste – nuoce gravemente alla salute…! L’imbecillità è davvero sovrannazionale):

– Autore delle dichiarazioni che andiamo a riportare (originale firmato visibile al capitolo Capitolo XIII bis – I bari) è il Prof. Umberto Veronesi, che aveva proposto, senza avere ascolto, uno studio randomizzato con gruppo di controllo.

Il Documento-fonte è la proposta firmata da U. Veronesi, coordinatore della sperimentazione, presentata ad inizio 1998 e ripresentata in forma più annacquata dopo i lai di alcuni membri della commissione Oncologica:

Titolo: “Studio di fase II randomizzato sull’impiego di Tamoxifene e di un’associazione di farmaci comprendenti Somatostatina, Bromocriptina e Acido Retinoico (MDB) in donne con carcinoma mammario di età superiore a 70 anni”

Doveroso notare un’altra menzogna sostenuta dall’ISS, e cioè che non si poteva fare uno studio randomizzato e controllato perché si era deciso che la sperimentazione fosse di fase II. Le menzogne sono come una boa tenuta sotto la superficie dell’acqua: prima o poi emergono rumorosamente.

Leggiamo le annunciate dichiarazioni che – il lettore ne prenda atto – non sono ipotesi o teorie, ma solide acquisizioni:

[…] la Somatostatina è in grado di inibire la secrezione dell’ormone della crescita e di inibire la secrezione di Insulin-like Growth Factor-1 e Epidermal Growth Factor. E’ noto che tali fattori di crescita sono strettamente coinvolti nella crescita di cellule tumorali mammarie

Nostra nota: ovviamente l’autore non intendeva limitare le fattispecie di impiego antineoplastico: altro non faceva che riferirsi ai carcinomi mammari oggetto del Protocollo proposto. Lo conferma la conclusione.

Ancora, poco più avanti, leggiamo:

Livelli elevati di prolattina si sono dimostrati correlati con una peggior prognosi e un aumentato potenziale metastatico nel carcinoma mammario. Oltre a somatostatina, che ha una elevata attività inibitoria della prolattina, anche l’impiego di bromocriptina ha dimostrato un effetto inibitorio sulla secrezione di prolattina. Uno studio sulla combinazione dei due farmaci nel carcinoma mammario metastatico ha dimostrato un effetto sinergico dei due composti sulla secrezione di prolattina […]

E l’incipit del paragrafo 1.1 “Razionale”, riporta:

“In conclusione, due componenti del Metodo Di Bella hanno una potenziale attività in alcune neoplasie, tra cui il ca mammario (bromocriptina, somatostatina). Per altri tumori sono in corso alcune sperimentazioni volte a determinare l’attività di altri due componenti, quali melatonina e acido retinoico. Nessuna di queste sostanze è stata però somministrata in contemporanea, per cui la sperimentazione della loro associazione può rivestire un certo interesse”

Con buona pace e sentiti omaggi.

 

*** TERZA STELLA III

Proseguendo nell’omerica esposizione dell’incipit, leggiamo increduli l’anticipazione dei risultati negativi della sperimentazione del 1998:

I risultati furono pubblicati sul British Medical Journal. Vennero inoltre osservate in via complementare, anche se questo non rientrava negli scopi della sperimentazione, le curve di sopravvivenza dei pazienti sottoposti allo studio. Tutte rientravano nei parametri delle curve di sopravvivenza relative alle specifiche forme di tumore in assenza di trattamento: in poche parole quei pazienti non avevano avuto alcun beneficio né terapeutico né in termini di allungamento della sopravvivenza con MDB.

Si prova quasi tenerezza per un’improntitudine così macroscopica…

 

1)

Ma andiamo! Se c’era un tema da evitare ad ogni costo (avendo un solo grano di sale in zucca), era proprio quello del BMJ. Il BMJ, ritenuto a ragione la più prestigiosa e autonoma rivista scientifica del mondo, ricevette il ‘rapporto’ ministeriale sul Metodo Di Bella inviatogli con trafelata rapidità dall’ISS. Lo pubblicò, trattandosi dell’istituzione sanitaria di vertice italiana, ma “si rifece”, facendo seguire immediatamente un editoriale corrosivo – seppure castigato nella forma per evitare possibili incidenti diplomatici – che costituisce esplicita risposta di un’intera Redazione indignata.

Si tratta dell’ormai famoso Editoriale di Marcus Müllner, intitolato: “Di Bella’s therapy: the last word?” (Terapia Di Bella: l’ultima parola?), rif. BMJ 1999;318:208-209.

Rimandiamo al capitolo Capitolo XV – Falsari e conigli per una dettagliata e documentata informazione sull’argomento. Di seguito ci limitiamo, per brevità, ad alcuni eloquenti rilievi dell’editoriale:

[…] Questo studio, tuttavia, avrebbe potuto essere progettato meglio. […] il trattamento è stato interrotto nell’86% dei pazienti a causa di progressione della malattia, tossicità o morte. Il nostro parere è che la maggior parte dei clinici giudicherà convincente questa sperimentazione, ma essa non è perfetta. Noi non siamo in grado di sapere se i pazienti fossero rappresentativi, né sappiamo se i controlli avrebbero risposto meglio oppure peggio. I ricercatori avrebbero dovuto condurre la sperimentazione con studi controllati e randomizzati.
Perché questi studi non sono stati randomizzati? […] I motivi che vengono addotti a giustificazione della non randomizzazione dei pazienti sono la difficoltà del reclutamento, i costi, il tempo e ragioni di ordine etico. Le difficoltà nella randomizzazione-reclutamento sono ragioni deboli […]. Gli autori della ricerca sostengono che i pazienti non sarebbero stati forse d’accordo a far parte di gruppi di controllo-confronto con diversi trattamenti in modo randomizzato. Ma è veramente così? Poiché molte migliaia di pazienti avevano richiesto la multiterapia Di Bella, alcune centinaia avrebbero consentito a partecipare ad una sperimentazione randomizzata e controllata.
Indiscutibilmente sarebbe stato meglio valutare la terapia Di Bella in un minor numero di tipi di cancro, ma c’era evidentemente l’urgenza di valutare l’attività del trattamento in una vasta tipologia di tumori. Gli autori sostengono inoltre che non avrebbero potuto condurre studi randomizzati per ragioni etiche, ma queste ragioni etiche non sono chiare. In realtà, si potrebbe affermare che è proprio il progetto scadente di questo studio a non essere etico. Il tempo è stato forse il fattore più influente, poiché c’era una forte pressione dell’opinione pubblica sul Ministero della sanità italiano affinché fosse chiarito al più presto questo problema. Il progetto di questa sperimentazione è fallace […]

 

Ancora più pesante il commento comparso sull’edizione on line di BMJ, di J. L. Reyes (PhD Physiology) dal titolo ”Confrontato con che cosa?” (BMJ on line, 22/1/1999: “Compared to what?“), che in sostanza osserva che, senza gruppo di controllo, é impossibile stabilire se i pazienti arruolati avevano risposto come, peggio o meglio di quelli trattati convenzionalmente:

A cosa era paragonata la terapia di Di Bella? Niente! Sarebbe stato più istruttivo paragonare Di Bella alla terapia convenzionale […]. Nel respingere Di Bella come pericoloso e inefficace, stiamo dicendo che esiste un trattamento sicuro ed efficace per il melanoma metastatizzato? Sembra che la ricerca fosse intesa erigere una figura di paglia da demolire facilmente. La cattiva scienza vince ancora!

La conclusione non abbisogna di commenti! Può bastare?

Nota: Facciamo comunque rilevare che davvero non era possibile procedere con uno studio randomizzato. Però la vera ragione, inconfessabile, era che non si poteva farlo con i pazienti scelti per la sperimentazione.
Nessun reparto oncologico al mondo avrebbe accettato di prendere in cura i malati della sperimentazione, nemmeno quale disperato tentativo, dato che la regola-base ammetteva all’arruolamento solo pazienti “non trattabili o non più trattabili” (come è facile verificare nei Rapporti Istisan alle Condizioni di arruolamento).
Per azzerare qualsiasi tentativo di disonesto sofismo, aggiungiamo che venne dichiarato che non si era riusciti a trovare volontari per i due protocolli che prevedevano una minoritaria quota di pazienti non trattati (stranezze del caso, date le migliaia di malati che avrebbero fatto carte false per venire curati con Metodo Di Bella!).

C’è un’espressione casareccia, ma eloquente, spesso usata quando qualcuno “toppa” in modo così plateale: “ma andatevi a nascondere”.

 

2)

“Vennero inoltre osservate in via complementare, anche se questo non rientrava negli scopi della sperimentazione, le curve di sopravvivenza dei pazienti sottoposti allo studio. Tutte rientravano nei parametri delle curve di sopravvivenza relative alle specifiche forme di tumore in assenza di trattamento: in poche parole quei pazienti non avevano avuto alcun beneficio né terapeutico né in termini di allungamento della sopravvivenza con MDB”.

Incredibile! Il colmo è che, nell’intento di far credere al lettore che tali affermazioni maldestre e menzognere si basino su fonti documentate e attendibili, si fa grottescamente riferimento ad un libello che gode di credibilità pari a zero: “Dossier Di Bella: la sperimentazione, medbunker”. Autocitazione grottesca o volontà di harakiri? Sono i primi a chiedere la revisione paritaria, ma poi attingono informazioni come veritiere da un blog privato che ha la pretesa di “debunkare” su elementi che non conosce?!

Procediamo.

 

2a)

Anzitutto la sopravvivenza rientrava fra gli obiettivi dichiarati del test. Prima inesattezza.

Ridicola, totalmente falsa e inventata di sanapianta l’affermazione dell’assenza di qualsiasi beneficio di sopravvivenza! Il lettore può consultare i noti “Rapporti Istisan”, resoconto dell’Ist. Sup. della Sanità sulla sperimentazione.

Riportiamo in basso in formato PDF anche la relazione relativa al cosiddetto “Studio Osservazionale” promosso in parallelo alla sperimentazione ministeriale su 2000 pazienti in cura con il Metodo Di Bella (sempre in condizioni molto avanzate: ci mancava altro!). I preparati redattori wikipediani hanno fatto un misto tra sperimentazione e studio osservazionale, ma lasciamo perdere. Ad ogni modo anche nell’osservazionale (ad ulteriore conferma di quanto diremo) emersero dati di sopravvivenza che non è enfasi definire straordinari. Citiamo per brevità un eloquente articolo apparso a suo tempo: il titolo dell’articolo apparso su Panorama (N° 26 del 1 luglio 1999, a firma Elisabetta Burba e Maurizio Tortorella) era “Toh, chi si rivede: 900 condannati ancora vivi“.

Come la mettiamo con questa “assenza di qualsiasi beneficio di sopravvivenza”? Ah, già! Pure i giornalisti erano komblottistih.


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Torniamo alla sperimentazione ed ai rapoporti Istisan. Con un po’ di diligenza vi si possono leggere i tempi di sopravvivenza, protocollo per protocollo. Quindi NON la sopravvivenza di pazienti vergini di trattamento affetti da diverse patologie tumorali, ma DEI PAZIENTI ARRUOLATI!

Pazienti che – come sopra detto – per entrare nella sperimentazione, dovevano essere “non trattabili o non più trattabili”, quindi, venendo all’osservazione oncologica, pazienti destinati a cure palliative o alla terapia del dolore. In parole più esplicite: malati di cancro senza la minima speranza e definibili a tutti gli effetti quali malati terminali.

Evidentemente per i preclari redattori, malati terminali e malati ancora vergini di trattamento sono sovrapponibili quanto a sopravvivenza prevista! Equivale a dire che un atleta ventenne ed un novantenne sotto flebo e intubato hanno la stessa aspettativa di vita! Complimenti!

Ma come ca …spita si fa a scrivere “…tutte rientravano nei parametri delle curve di sopravvivenza relative alle specifiche forme di tumore in assenza di trattamento”? Questo significa volersi male, perché solo turbe del ragionamento o mala fede possono indurre a scrivere un’assurdità simile.

La media ponderata della sopravvivenza stimata (per giunta dagli obiettivi sperimentatori…) era inferiore ai 45 giorni (alcuni 30 gg., altri 60, altri 90; e non mancava un gruppo comprendente pazienti con 11 – dicasi UNDICI! – giorni di previsione di vita!).

Dei 386 pazienti arruolati, solo 347 dei quali giudicati “valutabili” (la maggior parte dei 39 scartati erano gli arruolati che non erano riusciti a rimanere in vita per i pochi giorni intercorrenti tra l’arruolamento e l’inizio della terapia, quindi potete immaginare le condizioni degli arruolati; morivano ancor prima di iniziare!). DI questi 347 nessuno avrebbe dovuto risultare in vita alla data del 31 ottobre 1998, dato che – questo è incontestabile.. – 45 giorni corrispondono a un mese e mezzo …a meno che ci vogliano indicare una pubblicazione che ha subito la revisione paritaria che riporti un mese pari a 120-150 giorni! E la sperimentazione, come sfuggito agli alacri autori wikipedici, partì in marzo e finì in ottobre. Bastava prendere un pallottoliere e controllare:

marzo+aprile+maggio+giugno+luglio+agosto+settembre+ottobre = fanno 8 mesi-palline

Ci siamo? 8 mesi contro/un mese e mezzo di previsione media di sopravvivenza. 240 giorni contro 45. E’ vero o no?

Può capitare di sbagliare una previsione prognostica, e anche due, tre, quattro. Ma se i sopravvissuti al 31 ottobre 1998 sono stati 167 (su 347 “valutabili”), come la mettiamo?

Aiutiamo i censori a calcolare la percentuale:

167 (sopravvissuti) x 100 : 347 (pazienti trattati) = 48%

Cribbio – come direbbe un Cavaliere – una terapia che applicata con meno del 50% dei componenti (e lasciamo perdere il resto) dà 6 mesi di vita in più quasi alla metà di un gruppo di malati terminali e, come vedremo appresso, 14 mesi al 25%? Quisquilie e pinzellacchere. Quanto detto viene definito “teoria complottistica”! Ma davvero? E’ complotto anche la matematica? E pure che i dati esposti risalgano agli stessi sperimentatori? O forse l’unico vero complotto è stato quello della natura, nei confronti dei commentatori?

Ma non è finita.

Come appena anticipato, il cd. “Follow up 15 giugno 1999” dell’Ist. Sup. della Sanità – quindi ad oltre 14 mesi dall’inizio della sperimentazione (basta riprendere il pallottoliere…) – dichiarò che erano in vita 88 (ottantotto!) pazienti, il 25% del totale degli arruolati “valutabili”); 88 pazienti che un anno e due mesi prima (abbiamo ampia documentazione che 14 mesi equivalgono effettivamente a un anno e due mesi!) aspettavano l’estrema unzione! Ricordate? Li definivano “non trattabili o non più trattabili“. Una cosa clamorosa.

Ah, piccola dimenticanza! Gli esimi critici estraggono dal cilindro non un coniglio, ma probabilmente un suo anagramma, dato che parlano di 21 pazienti ancora in cura… (per l’imbarazzo di citare gli 88 sopravvissuti…), aggiungendo che …598 erano deceduti! Sissignore: di 347 pazienti ne erano morti 598!

Siore e siori: 90%? NO; 95%? Ancora NO; 100%? Nemmeno! 172% di decessi, avete capito? centosettanduepercento! Altro che rane, mosche velenose, grandine, locuste, tenebre: questa terapia Di Bella (cosiddetta: mi raccomando!) è peggio di tutte le piaghe d’Egitto messe insieme!

Si può così scrivere che “Gli anagrammi del coniglio sono usciti dal cilindro“, e che siamo i primi a riconoscere di non trovarci di fronte a minus habentes qualsiasi!

 

**** QUARTA STELLA IV

Anche le note biografiche sono un capolavoro di slalom, scempiaggini, dolose dimenticanze. Si citano sì le tre lauree del Prof. Di Bella, ma “dimenticano” le due docenze in Fisiologia e in Chimica Biologica, conseguite classificandosi primo a livello nazionale nei relativi concorsi, parlando invece di una inesistente “specializzazione in Fisiologia” (ma hanno studiato in un’università differenziale?).

I redattori hanno “dimenticato” anche (nonostante l’eccezionalità dell’evento) di citare il primo lavoro pubblicato dallo scienziato nel 1932, ancora diciannovenne e studente del I° anno di Medicina, e sul quale il maestro, il Prof. Pietro Tullio, al tempo direttore dell’Ist. di Fisiologia di Messina, nonchè candidato al Nobel della Medicina nel 1930 e nel 1932 (immagine in basso) volle aggiungere il proprio nome (Boll. Soc. It. Di Biologia Sperimentale, Vol. VII, fasc. 7, 1932: “Eccitazione neuromuscolare tramite campi elettrici variabili);

 

Non hanno altresì precisato che il primo incarico di docenza lo ebbe a Parma nel 1936, ventiquattrenne, nominato aiuto dal Prof. Tullio dopo che aveva superato il concorso ad assistente di ruolo; né ha parlato dei 4 premi nazionali vinti (allora chiamati premi “Littorio”) consegnatigli personalmente dall’allora capo del governo; né del premio ricevuto nel 1937 dal presidente del CNR, Guglielmo Marconi e dell’interesse del Nobel a ricerche biochimiche allora condotte dal giovane scienziato (riguardanti misure di difesa dal temuto uso bellico di gas asfissianti: corrispondenza pubblicata e disponibile in originale).

Ma che distrattoni!

Religioso silenzio sulla ben nota collaborazione clinica dell’illustre ematologo Prof. Edoardo Storti (fine anni sessanta) per il trattamento di casi di leucemia, sul rapporto di reciproca stima e di amicizia con il grande fisiologo Giuseppe Moruzzi (è stata pubblicata numerosa corrispondenza), l’invito di un “mostro sacro” della medicina quale il Prof. Domenico Campanacci a tenere una conferenza sulle ricerche e sui primi casi ematologici trattati con successo (6 dicembre 1973); come sul centinaio di comunicazioni in congressi nazionali e mondiali, tra i quali quello al Congresso mondiale di Fisiologia di New Dehli, quando riferì sulle ricerche ed i primi risultati (1974), e di tutti quelli successivi, da Tubingen ad Amburgo a Pietroburgo, a Kyoto ecc., dove riferì esaurientemente sul razionale ed i risultati clinici ottenuti su tumori solidi e liquidi. Bazzecole? Dimenticanza? O malafede?

 

***** QUINTA STELLA V

Per snobbare e banalizzare la priorità del Prof. Luigi Di Bella nell’uso della somatostatina (e dell’analogo octreotide) in campo oncologico, i baldi commentatori sparano un’altra bufala colossale; anzi, due …per non dire 3. Si legge:

“ […] Già dal 1972 erano note le limitate proprietà anti-cancro della somatostatina e del suo analogo octreotide […]”

 

Accidenti, dal 1972, pensate un po’ …ma un momento. Fermi tutti! Fermate l’uscita degli anagrammi del coniglio dal cilindro!

1) La somatostatina fu isolata (semplicemente isolata!) solo nel 1973 da Roger Guillemin (ed è la stessa Wikipedia a riportarlo, immagine in basso!) che divise il Nobel col già citato V. Schally. Come si potevano conoscere proprietà della somatostatina e addirittura di un suo analogo (ancora inesistente!) se la suddetta veniva isolata solo l’anno successivo?!

 

2) La sintesi della somatostatina avvenne all’inizio del 1975 da parte della Serono;

3) Il primo impiego clinico per la terapia dei tumori lo realizzò il Prof. Di Bella. Le prime 200 fiale, ancora non marcate (!), lo stesso anno vennero inviate dalla Serono al Prof. L. Di Bella per l’impiego su tumori solidi e liquidi (prima immagine in basso), e le lettere Serono, anch’esse pubblicate e tuttora custodite in originale (Capitolo IX – Il lungo silenzio) confermano che i pazienti in Metodo Di Bella, in seguito ad un accordo con la Serono stessa (seconda immagine in basso), potevano acquistare le fiale di somatostatina presso una farmacia di Friburgo indicata dalla stessa casa farmaceutica.

 



 

4) L’Octreotide, analogo della somatostatina, venne sintetizzato nel 1979 dal chimico Wilfried Bauer, e successivamente (anni ‘80) commercializzato dalla Novartis. Come si potevano conoscere nel 1972 le proprietà di una sostanza che sarebbe uscita (commercializzata) solo 8 anni dopo?

 

Gli informatissimi redattori del libello antidibelliano, pur di banalizzare e vomitare i loro “puah!/ma guarda un po’ che roba!” sono riusciti a far impiegare – s’intende, questo si senza alcun risultato! – somatostatina e octreotide, anni prima che fossero sintetizzati e poi commercializzati. Un record del… del… del **ZZ* …vabbe’, fate voi.

Come non bastasse, pur di sputare sopra qualsiasi dubbio del lettore, hanno forse contato sull’ingenua profanità dei più per sparare a **ZZ* (arieccola ‘sta parola, chissà mai cosa vorrà significare…) tutta una serie di controindicazioni e effetti avversi: quelle contenute anche a decine in qualsiasi foglietto illustrativo (qui è meglio chiamarlo “bugiardino”) di qualsiasi farmaco, dalla cura dei tumori a quella dei calli, presentandole quali accertati ritorni negativi!

Pleonastico parlare di Vergogna! La pietra non arrossisce. In quasi 50 anni di impiego – come d’altronde testimoniabile da migliaia di pazienti – non si è mai rilevata la minima controindicazione attenendosi alle posologie prescritte e facendo uso di siringa temporizzata.
Se è vero che le bugie hanno le gambe corte, qui abbiamo novelli Toulouse-Lautrec (solo per la cortezza delle gambe…).

 

****** SESTA STELLA VI

Non paghi, i redattori, allo scopo di ridicolizzare e, perché no, indignare i lettori più creduloni e meno istruiti, citano con masochistica autoflagellazione il cosiddetto “Studio Osservazionale Retrospettivo” sulla base dell’archivio dei pazienti curati dal Prof. Di Bella: un autentico guazzabuglio di lacunosità, mancanza di professionalità, risultati da far cadere i denti; a sentir loro (cfr. Capitolo XIV – Ecce homo).

Peccato che:

  1. L’esame venne condotto, su autorizzazione dello scienziato, presso il laboratorio di Modena dall’oncologo Prof. Lorenzo Tomatis e dall’epidemiologa D.ssa Eva Buiatti (per la cronaca entrambi deceduti per tumore negli anni successivi);
  2. Non vennero materialmente esaminate se non 3-4 “cartelle” (sono in grado di testimoniarlo alcuni presenti), per cui i due ospiti si limitarono ad esaminare un sintetico archivio informatico realizzato dai coniugi Dr. Albertino e D.ssa Luisa Molinari, ex allievi del Prof. Di Bella. “L’archivio” è costituito da una riga di caselle nelle quali vengono, dove possibile, siglate alcune informazioni. Il supporto cartaceo contiene ovviamente dati molto più estesi, ma, ribadiamo, non fu esaminato (il lettore può vedere pagine dell’archivio riprodotte nel link sopra indicato). E’ tutto quello che si poteva ottenere dopo decenni di mancata collaborazione e ostilità a tutto campo, e non disponendo di una clinica, né di un reparto, né di una sola camera d’ospedale; e nemmeno di un solo addetto alla conservazione della documentazione, che altro non poteva essere che quella lasciata dal paziente!

 

Rimandiamo per brevità al link, che riporta i …criteri di disamina. La D.ssa Buiatti si scusò con il Prof. Di Bella con una lettera, gettando in sostanza su …anonimi mistificatori e sulla stampa le informazioni distorte emerse. Parce sepultis, non approfondiamo.

Dal rapporto Buiatti emerge peraltro qualcosa che gli obiettivi wikiredattori si sono dimenticati di citare che tra le 249 cartelle non scartate – bontà loro – risultano infatti 27 casi di “lungosopravviventi” da dieci o più anni (per la precisione molti hanno superato i 25): quindi oltre il 10% dei casi esaminati! E teniamo conto, in attentissimo conto, che si trattava di casi, pressoché nella totalità, con prognosi infausta a breve. Nel rapporto non è neanche precisato – ammesso che in tanta malevolenza un particolare abbia senso – che se il Metodo Di Bella è stato praticato dopo le terapie usuali, questo è avvenuto “grazie” al loro esito fallimentare!

 

******* COMETE SPARSE E DISPERSE

Ad evitare di risultare monotoni, una veloce carrellata – consentiteci il termine – di altre fesserie:

“Nel gennaio del 1998, in una conferenza a Bruxelles dichiara che la sua cura sarebbe stata efficace anche contro altre patologie, come l’Alzheimer e la Sclerosi multipla, sollevando le proteste degli specialisti”

 

 

Affermazione, a dire la verità, creata dalla malafede di certa informazione e di sedicenti associazioni che vivono sul male altrui. Ma chi si perita di fare opera di critica e non di disinformazione, deve controllare. Basta rivedere la registrazione della comunicazione di Bruxelles per sentire dallo scienziato tutt’altro: e cioè che si era occupato anche di patologie neurologiche, con esiti buoni in casi non troppo avanzati, con schemi diversi da quelli adottati per il campo oncologico (vit. E, complesso B fosforilato, citicolina, colina alfoscerato ecc.).

 

Tornando brevemente ai risultati della sperimentazione, si insiste sui risultati deludenti (oltre ad avere ignorato le clamorose sopravvivenze):

“[…] i 3 casi di risposta parziale osservati tra i 386 pazienti rappresentano un tasso di risposta dello 0,8% che è ben al di sotto di ogni soglia ragionevole per dichiarare che un nuovo trattamento mostra un’attività promettente. Il basso tasso di risposta consente di escludere la possibilità che il trattamento, preso nel suo complesso, abbia alcun effetto oltre la moderata attività che è già stata dimostrata per alcuni suoi componenti”

A parte la mancata presa d’atto che i pazienti valutati erano 347 e non 386, prova fra l’altro di superficialità e assenza di rigore scientifico, gli “autori” non spiegano, come eticamente e moralmente doveroso, che si erano denominate risposte parziali solo quelle con una riduzione di massa superiore al 50%, e casi stabili quelli nei quali la riduzione era stata constatata, ma in percentuale inferiore al 50%!

Lasciando stare che si trattava di malati dati per spacciati, anche là dove ci fosse stata riduzione pari a zero o anche crescita, ma rallentata rispetto al trend previsto, una valutazione onesta avrebbe riconosciuto anche qui un chiaro segno di attività antitumorale.

Limitandoci ai 3 casi benignamente giudicati risposte parziali e sommando i 47 “stabili”, cioè di riduzione inferiore al 50% (in meno di tre mesi!), la matematica complottista dice che si tratta di 50 casi di remissione – quindi di chiara e incontestabile attività antitumorale – su 347 malati da estrema unzione: una percentuale quindi del 14,4% contro lo 0% previsto con qualsiasi altro indirizzo convenzionale! Il che, unito al 48% di sopravvivenze vs lo 0% stimato, autorizza a dire che si è ignobilmente ingannata l’opinione pubblica mondiale. E, trattandosi di malattie quasi sistematicamente mortali, l’alterazione delle risultanze e del loro significato assurge ad un crimine contro l’umanità. Crimine del quale si diventa complici se si continua a coprire e mistificare la verità.

 

“ […] Lo stesso Di Bella inoltre aveva affermato che se custodito in ben precise condizioni al riparo dalla luce e dal calore, lo sciroppo ai retinoidi era del tutto stabile”

A parte il fatto che definire sciroppo una soluzione denota totale ignoranza dei principi elementari di chimica, il Prof. Di Bella non si sognò mai di parlare di stabilità assoluta, ma di validità per un breve periodo (3 mesi), a condizione di perfetta preparazione della soluzione (e non “sciroppo”!).

E’ altresì falso che lo scienziato avesse indicato l’acetone quale solvente per la soluzione. Aveva anzi detto il contrario, e cioè che il più indicato era l’alcool etilico (come faceva la farmacia di riferimento), e che se si voleva usare per forza l’acetone, questo doveva essere completamente eliminato, come sistematicamente riuscivano a fare senza il minimo problema i farmacisti galenici che lo avevano adoperato.

 

3 – Conclusioni e congedo

Ci sarebbero altri punti facili da smentire e ridicolizzare, ma può bastare quanto scritto.

Il lettore tragga insegnamento da quanto da noi dimostrato, lo applichi alle cronache quotidiane, diffidi dei belati e del ben remunerato unanimismo di opinioni, e cominci a difendere se stesso ed i propri cari. La via per risorgere come Nazione e come Mondo sarà lunga, ma occorre iniziare questo cammino con coraggio e senza farsi avvilire dal pietoso spettacolo giornaliero di ingiustizia, mistificazione ed ipocrisia.

“Ama la verità: mostrati qual sei e senza infingimenti e senza paura e senza riguardi. E se la verità ti costa persecuzione e tu accettala, e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. (San Giuseppe Moscati)

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